E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

martedì, gennaio 30, 2007

Come San Pietro gli ho dato le chiavi

Dovendo andare a Roma domani, e avendo mezza giornata libera, prima di tornare pensavo di farmi un giro per la città.

La riunione è in un posto a ridosso del Vaticano, quindi perchè non visitare la cappella Sistina che mai ho visto?

Ebbene, apprendo che i musei vaticani son aperti solo al mattino, dalle 10 alle 13....

Che cavolo faranno poi in quelle stanze?

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Io lavoro al bar
di un albergo a ore,
porto su i caffè
a chi fa l'amore.

Vanno su e giù
coppie tutte uguali,
non le vedo più
manco con gli occhiali.

Ma sono rimasta li come un cretino
vedendo quei due arrivare un mattino.
Puliti, educati, sembravano finti,
sembravano proprio due santi dipinti.

M' han chiesto una stanza,
gli ho fatto vederela meno schifosa,
la numero tre.

E ho messo nel letto lenzuoli più nuovi
e come San Pietro, gli ho dato le chiavi,
gli ho dato le chiavi di quel paradiso
e ho chiuso la porta, sul loro sorriso.

Io lavoro al bardi un albergo a ore,
porto su i caffè
a chi fa l'amore.

Vanno su e giùcoppie tutte uguali,
non le vedo più
manco con gli occhiali.

Ma sono rimasta li come un cretino
aprendo la porta in quel grigio mattino,
se n'erano andati, in silenzio perfetto,
lasciando soltanto i due corpi nel letto.

Lo so che non c'entro,
però non è giusto,
morire a vent'anni e poi,
proprio qui.

Me li hanno incartati nei bianchi lenzuoli
e l'ultimo viaggio l'han fatto da soli,
né fiori né gente, soltanto un furgone,
ma li dove vanno, staranno benone.

Io lavoro al bar
di un albergo a ore,
portò su i caffè
a chi fa l'amore.

Io sarò fissata,
ma chissà perché,
non mi va di dare
la chiave del tre.

(Herbert Pagani)

lunedì, gennaio 29, 2007

Limiti (non Paolo)

Sabato a Mantova per vedere la mostra sul Mantegna.
Ingresso alle 17.45, prenotati due biglietti.

Niente coda alla cassa e all'ingresso.
Entriamo.

Spazio piccolissimo, percorso tortuoso per raggiungere i quadri.
Nessun cartellone o altro che spieghi le scelte dei curatori o alcuni elementi sulla vita del pittore o sui quadri esposti.
Gente ovunque: sopra, sotto, a destra, a sinistra del tipo Esselunga al 24 dicembre ore 18.

Quadri invedibili a causa della ressa che spinge lontano il solingo visitatore.
Guide dei gruppi che vociano come oche in un cortile ed urlano in continuazione: "I visitatori singoli che non fanno parte del mio gruppo sono pregati di allontanarsi dai quadri, questa è una visita a pagamento, non aperta a tutti".
LaO pensa: "Ma brutta cogliona, se non posso avvicinarmi a nessuno dei 21 quadri esposti perchè di fronte ad ognuno c'è un gruppo mi sai dire cosa cazzo posso vedere?".

Dopo 45 minuti usciamo da quel girone infernale.

Al ritorno ci si ferma in un ristorante abbastanza quotato.

Ordiniamo ad una ragazzuola colma di ricci e rossetto, indicando la bottiglia di prosecco che vogliamo bere durante il pasto.
L'ochetta simil Shirley Temple segna tutto sul suo magico tacuino e scompare.

Dopo 5 minuti arriva una bottiglia di acqua Panna e i bicchieri per il vino.
Dopo 10 minuti arriva il piatto dell'antipasto.

LaO: "secondo te si sarà ricordata del vino?"
Eu: "Massì, lo porterà..."

Passano altri minuti, del vino nemmeno l'ombra.
LaO frigge e mangia l'antipasto.

LaO: "Se questa adesso porta il vino, giuro che faccio un casino della madonna e se lo mette in quel posto in cucina, non lo voglio più".
Eu: "Evita di farmi far figure che c'è un sacco di gente"

Eu riesce ad attirare l'attenzione del direttore di sala, segnala il problema.

LaO: "Ora puoi essere sicuro che la bottiglia se la porterà in cucina, mi rifiuto, non ci si può far trattare così".
Eu: "Provaci e m'incazzo, non fare show da checca isterica qui dentro, mi raccomando".

Dopo qualche minuto il direttore, mortificato, arriva con la bottiglia.
Si scusa evidenziando che nessuno l'aveva informato sulla nostra scelta un poco ricercata e di non facile individuazione nella cantina.

Per dovere coniugale mi limito ad un'osservazione cattiva poco urlata.
Il direttore mi guarda stranito e da quel momento si occuperà in prima persona del nostro tavolo.

Credo che queste buone azioni mi garantiranno il paradiso eterno.

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Il paradiso
tu vivrai
se tu scopri
quel che hai,
non ti accorgi che
io amo già te.

venerdì, gennaio 26, 2007

Breaking news - Ti ringrazio mio signore

Son felicissimo di non essere calciofilo.
Capisco che tirare calci ad un pallone di cuoio non richiede particolari doti, ma nemmeno forse l'essere etero certificato.
Però ritengo che se un calciatore preferisce un pisello rispetto ad una fessura, non sono ammissibili giudizi di questo tipo.

Stile

E così alla Scala si potrà andare solo ingiacchettati e incravattati.

Mah...
Ritengo che il teatro, qualsiasi tipo di teatro, sia fatto per la gente, per il popolo, per gli spettatori, per tutti.
Una scelta simile non può che allontanare molte persone da questo mondo.
Allontanarle non tanto dagli spettacoli, dalla partecipazione ad essi, ma allontanarle mentalmente, ideologicamente.

In questo modo chi non va a teatro (qualsiasi esso sia, non solo quello milanese) per "carenze" culturali, sociali, etc, non potrà che pensare: "Ok, quella è una cosa per ricchi incravattati e signore in abito da sera, non fa per me!".

I teatri nascono per strada, non sopravvivono in riserve indiane.

Vi è però un secondo aspetto da considerare, che può giustificare la scelta scaligera, ma anche far rabbrividire: il fatto che andare in alcuni teatri (Scala in primis, ma anche molti altri), sia ormai solo un evento mondano (vado per vedere gente e per farmi vedere), oppure un'attività come passare un pomeriggio a Gardaland.
In questo caso la scenografia e il costume vengono prima di tutto, perchè lo scopo da perseguire è suscitare meraviglia e appagamento in chi compra un biglietto a 200 euro, senza capire una minkia lessa di ciò che vede.

Credo che questa, forse, sia l'unica ragione del provvedimento.

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Cantilenano le brigate dei vecchi
la stessa litania.
Compagni!
Sulle barricate!
Barricate di cuori e di anime.
È vero comunista solo chi ha bruciato i ponti della ritirata.
Basta con le marce, futuristi,
un balzo nel futuro!
Non basta costruire una locomotiva:
fa girare le ruote e fugge via.
Se un canto non saccheggia una stazione,
a che serve la corrente alternata?
Ammonticchiate un suono sopra l'altro,
e avanti,
cantando e fischiettando.
Ci sono ancora buone consonanti:
erre,
esse,
zeta.
Non basta allineare,
adornare i calzoni con le bande.
Tutti i soviet insieme non muoveranno gli eserciti,
se i musicisti non suoneranno la marcia.
Portate i pianoforti sulla strada,
alla finestra agganciate il tamburo!
Il tamburo
spaccate e il pianoforte,
perché un fracasso ci sia,
un rimbombo.
Perché sgobbare in fabbrica,
perché sporcarsi il muso di fuliggine,
e, la sera,
sul lusso altrui sbattere gli occhi sonnacchiosi?
Basta con le verità da un soldo.
Ripulisci il cuore dal vecchiume.
Le strade sono i nostri pennelli.
Le piazze le nostre tavolozze.
Non sono stati celebrati
dalle mille pagine del libro del tempo
i giorni della rivoluzione!
Nelle strade, futuristi,
tamburini e poeti!

Ordinanza all'esercito dell'arte - Vladimir Vladimirovič Majakovskij

giovedì, gennaio 25, 2007

Fiocchi

La neve non scende più.

L'oroscopo continua a ripetere che devo darmi una calmata, altrimenti il mio fisico ne risentirà.
Non esco da 4 sere (chi cazzo scrive gli oroscopi?).
Se dormo molto mi sento male.
Urge tornare ad uscire e a dormire le mie salutarissime 4 ore.
Il notaio è in ferie, il rogito è rimandato.

Devo convincere Eu a partire per Parigi al più presto.

Sono terribilmente felice.

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Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets,
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m'enjôla.

Elle avait des yeux, des yeux d'opale,
Qui me fascinaient, qui me fascinaient.
Y avait l'ovale de son visage pâle
De femme fatale qui m'fut fatale.

On s'est connus, on s'est reconnus,
On s'est perdus de vue, on s'est r'perdus d'vue
On s'est retrouvés, on s'est réchauffés,
Puis on s'est séparés.

Chacun pour soi est reparti.
Dans l'tourbillon de la vie
Je l'ai revue un soir, hàie, hàie, hàie
Ça fait déjà un fameux bail.

Au son des banjos je l'ai reconnue.
Ce curieux sourire qui m'avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M'émurent plus que jamais.

Je me suis soûlé en l'écoutant.
L'alcool fait oublier le temps.
Je me suis réveillé en sentant
Des baisers sur mon front brûlant.

On s'est connus, on s'est reconnus.
On s'est perdus de vue, on s'est r'perdus de vue
On s'est retrouvés, on s'est séparés.
Dans le tourbillon de la vie.

On a continué à toumer
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.
Puis on s'est réchauffés.

Chacun pour soi est reparti.
Dans l'tourbillon de la vie.
Je l'ai revue un soir ah là là
Elle est retombée dans mes bras.

Quand on s'est connus,
Quand on s'est reconnus,
Pourquoi se perdre de vue,
Se reperdre de vue ?
Quand on s'est retrouvés,
Quand on s'est réchauffés,
Pourquoi se séparer ?

Alors tous deux on est repartis
Dans le tourbillon de la vie
On à continué à tourner
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.

- Jeanne Moreau -

mercoledì, gennaio 24, 2007

Alieni (4)

Vicino alla porta di casa c'è un quadretto con una riproduzione di un murales e una dedica autografata di un certo Robert.

Il quadretto non è male, Robert però è senz'altro la più grande cantonata sentimentale della mia vita.

Estate 2001: fresco di laurea ero impegnato nelle solite specializzazioni che alla fine non servono ad una melanzana fritta.
In un certo senso stavo con Giorgio (dico "in un certo senso" perchè con Giorgio non si poteva STARE: troppo complicato come personaggio).

Era un giovedì sera, io vagolavo per gli scaffali della Feltrinelli di piazza Duomo e rimasi incuriosito dalle orecchie di uno strano tipo biondo, ricciuto, occhi azzurri.
Gli apparati uditivi del ragazzo erano trafitti da due bastoncini d'argento molto strani, grandi...
Mi sorrise, si avvicinò e disse: "Hi".
Iniziò una strana conversazione in inglese, e alla fine ci si diede appuntamento per il giorno seguente alla stessa ora, nello stesso posto.

Il giorno seguente, mentre Carlo Giuliani moriva in una Genova urlante, bighellonavo con Robert in una Milano caldissima e in attesa di spopolarsi per le vacanze.
Io in pantaloni e camicia, lui con un completo di velluto viola ed una cresta rainbow in testa simil punk.

Com'è, come non è, finimmo a casa sua per la notte.
I letti sono due, ma: "don't worry, it's the bed of my amico di casa, do you understand?".

Non abbiamo fatto nulla quella notte, solo coccole.

Al mattino tornai dai miei e nel pomeriggio ci si rivide ai giardini di Porta Venezia.
"There's a problem... The bed in my house is not the bed of a friend... Is the bed of my boyfriend...".

Bello, no?

Non finì così...
Informai Giorgio dell'accaduto e, come si poteva immaginare, non disse nulla, anzi incentivò la frequentazione.
Robert informò il suo ragazzo...
Ci vedemmo durante tutta quell'estate passata a Milano.
Andavamo a comprare colori e tele per i suoi quadri (io gli facevo da traduttore nelle contrattazioni), passavamo i pomeriggi in piscina e le sere per aperitivi nella città vuota che tanto risplende di vita.
Non pagavamo al bar o al ristorante.... scappavamo semi ubriachi e ridenti.

Poi arrivò l'autunno, cominciai a lavorare qui e lui iniziava ad esser ricercato per alcune mostre dove veniva pagato.
Andavamo a far fotografie al cimitero monumentale proteggendo i nostri sorrisi nella nebbia di novembre.
Per Natale organizzammo dei regali bellissimi per gente che non conoscevamo.

A febbraio iniziai il tristissimo periodo del servizio civile.
Lui lasciò Ale.
Io lasciai Giorgio.

Una notte telefonò a casa mia.
Mia mamma in preda al panico perchè non capiva cosa volesse quel tipo che parlava inglese.
Voleva venire a vivere da me, in campagna...

Litigammo e tutto finì.

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Ecco
la musica è finita
gli amici se ne vanno
che inutile serata amore mio
ho aspettato tanto per vederti
ma non è servito a niente.

Niente
nemmeno una parola
l'accenno di un saluto
ti dico arrivederci amore mio
nascondendo la malinconia
sotto l'ombra di un sorriso.

Cosa non darei
per stringerti a me
cosa non farei
perché questo amore
diventi per me
più forte che mai.

Ecco
la musica è finita
gli amici se ne vanno
e tu mi lasci sola più di prima
un minuto è lungo da morire
se non è vissuto insieme a te
non buttiamo via così
la speranza di una vita d'amore
un minuto è lungo da morire
se non è vissuto insieme a te
non buttiamo via così
la speranza di una vita d'amore.

(O. Vanoni)

Picture from: Ken Park

martedì, gennaio 23, 2007

Io (pro)creo

Le assai meno numerose coppie omosessuali in buona parte vogliono a loro volta rimanere un fatto esclusivamente privato e riservato; altre invece sembrano costituire il principale motore della pressione per il riconoscimento legale delle unioni di fatto, con cui intenderebbero aprire, se possibile, anche la strada per il matrimonio.
Nel pieno e doveroso rispetto per la dignità e i diritti di ogni persona, va però osservato che una simile rivendicazione contrasta con fondamentali dati antropologici e in particolare con la non esistenza del bene della generazione dei figli, che è la ragione specifica del riconoscimento sociale del matrimonio.

Consiglio Episcopale Permanente
Roma 22 - 25 gennaio 2007
Prolusione di Sua Em.za il Card. Camillo Ruini, Presidente della CEI
(Testo completo)

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GIASONE:
Donna esecrata, piú d'ogni altra a me
e ai Numi infesta, e a tutti quanti gli uomini,
che cuore avesti di vibrar la spada
sui fig1i tuoi, che partoristi, e me
orbo di figli e misero rendesti,
e dopo ciò, dopo compiuta un'opera
piú d'ogni altra esecranda, e Sole e Terra
guardare ardisci? L'esterminio a te!
Or fatto ho senno: allor senno non ebbi,
che dalla casa e dalla patria barbara
tua, nella patria mia t'addussi, in Ellade,
o traditrice di tuo padre, e della
terra, che ti nutriva, o gran flagello.
I Numi contro me spinsero il Dèmone
che te punir dovea: ché il tuo germano
al focolare presso ucciso avevi,
quando ascendesti il legno d'Argo bello.
Tale il principio fu. Poscia, a quest'uomo
fosti consorte, e generasti figli,
e sterminati li hai, per gelosia
dell'amplesso e del letto. Oh, niuna tanto
osato avrebbe delle donne ellène
da me neglette, che te scelsi a sposa,
te mia nemica, te rovina mia,
leonessa e non donna, e ch'hai natura
selvaggia piú della tirrena Scilla.
Ma morderti che val con mille e mille
oltraggi? è troppa l'impudenza tua.
Alla malora va', di turpitudini
operatrice, assassina dei figli!
A me non resta che gemer la sorte
mia: ché fruir delle novelle nozze
non potrò, non potrò parlare ai figli
che generai, nutrii, ma li ho perduti.

(Euripide)

lunedì, gennaio 22, 2007

Scienza

Visto "Vita di Galileo".

Spettacolo avvincente.
Bella l'idea di considerare lo scienziato centro dell'universo narrativo e i personaggi che gli ruotano attorno come i pianeti al sole.

Bravi gli attori.

Una vicenda antica eppure modernissima.
Fino a dove può spingersi la ricerca dell'uomo?
Cosa è lecito?
...

---

Monacello - Ma non credete che la verità - se verità è - si farà strada anche senza di noi?
Galileo - No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

mercoledì, gennaio 17, 2007

Alieni (3)

Sapete che adoro circonarmi di personaggi alla Circo Barnum.
Tra questi, Nico li supera tutti :)

Ecco il suo ultimo invito:

"ciao LaO ACHILLE; se vuoi venirmi a trovare sabato 27 gennaio o sabato 3 febbraio sarò tutto il giorno sotto i portici di corso zanardelli a brescia (fra il negozio "Benetton" e l'edicola) x "Due chiacchiere gratis": offriamo chiacchiere gratis, ho ottenuto di poter realizzare questa cosa dopo aver parlato col fondatore dell'idea e col comando dei vigili di brescia".

Nico da piccolo è cresciuto invidiando i suoi vicini di paese perchè potevano vedere "Drive In", mentre lui no, dato che nel suo comune il segnale di Italia Uno si prendeva solo in caso di pioggia.
Per questo Nico organizzava danze della pioggia collettive al fine di originare uragani la domenica sera.

Nico divinizza, arte in cui primeggia.
Lasciando perdere cosa mi dice via msn quando lo spirito entra in lui, consiglio di seguire le sue serate per locali del bresciano, dove si presenta con un librone antico che usa per interpretare i segni del quotidiano.

Nico da adolescente è fuggito di casa andando a vivere con Jonnhy e Serena: due spacciatori che l'hanno addestrato a vivere avventurosamente.

Nico è un vulcano di idee in campo televisivo e radiofonico.
Peccato che ogni sua trasmissione sia stata sospesa per i suoi "editoriali".
Leggetevi questo su una tv locale costatagli il posto :)

X PAOLA BUIZZA:
Io in tv ti trovo troppo professionale, fino a sconfinare nell'irrealtà...
A BresciaPuntoTv fate una televisione fredda, che trasmette poco calore umano, sarebbe meglio in video qualche giornalista più rustica ma meno spaccona e meno fashion...
Credo che il pubblico in questo momento storico gradirebbe volti, modi e caratteri più semplici perchè sarebbero più rassicuranti. A BresciaPuntoTv sembrate persone finte che esistono solo su un teleschermo e non nella realtà...
Ci fate rimpiangere i bei tempi delle prime tv locali dove la gente era spontanea e non aveva il complesso di esser inferiore ai colleghi delle reti nazionali.
Un consiglio: umanizzate i vostri telegiornali e il vostro modo di fare giornalismo: le donne che ostentano eccessiva sicurezza ed efficienza sono un'imposizione errata e violenta del Vostro editore che non sta capendo quanto sta cambiando la nostra società.
Il vostro stile aggressivo che spesso sconfina nel divismo è più un'esigenza editoriale, non una reale richiesta degli utenti.
Che brutto spettacolo!.


Nico è stato coinvolto in un progetto assurdo: quello di Stazione Celeste.
Nel periodo celestiale era alla caccia di alieni in giro per l'Italia.
Ne aveva trovato uno di nome Biagio Antonacci (ed in effetti mi aveva dimostrato come, in un libro del 2002 scritto dal guru di Stazione Celeste ci fossero tutti i testi dell'ultimo album del cantante).

Che altro posso dirvi?
Se volete conoscerlo andate a Brescia per due chiacchiere gratis.

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Film consigliato: "Gummo" di Harmony Korine

Black News

L'Africa mi ha sempre affascinato, fin da piccolo.
Vuoi per il cinema, per le storie delle zie missionarie, per il sapore di avventura, per l'idea di scoprire un paese ancora "selvaggio".
E' da qualche tempo che sogno di farci un viaggio, nella zona centrale semmai.

L'Africa però sta male.
E tutti se ne fottono.
In Africa si muore di fame, di guerra, di sfruttamento, di turismo, di occidente, ...

Eppure in Africa qualcosa di buono succede:
- la Presidentessa della Liberia è un pezzo di gnocca;
- la televisione ugandese rivoluziona i suoi palinsesti meglio del nuovo direttore di Canale 5;
- in Cameroon si organizzano mostre di Boudjeka Kamto che già aveva stupito con suoi spettacoli l'Italia.
- ...

Io però aspetto altre buone nuove...

martedì, gennaio 16, 2007

Riceviamo e pubblichiamo

Come Lady Eva, anche questo blog ogni tanto riceve la sua "Piccola posta".

Fino ad ora qualche messaggio di gente che si complimentava/criticava oppure chiedeva il mio numero di cellulare per sesso telefonico o scopate improbabili in motel/autogrill.
Nei primi casi rispondevo con gentilezza e con riflessioni sulle lamentele avanzate, nei secondi giravo il tutto a Lulù: una mia amichetta specializzata in pub(bl)iche relazioni.

Ieri ho ricevuto invece una mail con una richiesta insolita, derivata da un'attenta analisi di ciò che scrivo...

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Ciao,
navigando sono arrivato su una pagina dove c'era un tuo post riguardo la canzone di Mastelloni "Il mio slip fa bam bam", siccome sto cercando questo disco da un po' di tempo non e' che per caso lo hai e vorresti venderlo? O magari conosci qualcuno che lo ha e ha voglia di disfarsene?

Ciao e grazie......e scusa il disturbo.

Carlo (Germania)


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Mastelloni - me - la Germania - lo slip che fa pam pam (e non bam bam): un turbinio di sesso e geopolitica.

Comunque...
Miei cari 6 lettori, se qualcuno di voi possedesse una copia di questa irresistibile opera e volesse evitarsi la fatica di andare al centro di smaltimento rifiuti ingombranti, è pregato di mettersi in contatto con la segreteria del blog per un rapido invio del materiale scottante oltre la cortina di ferro.

Chi vivrà vedrà, nel frattempo son curioso di sapere chi è Carlo:
- un tetesco doc?
- parente del tetesco di San Pietro?
- la ricerca del disco è per allietare le giornate noiose di Padre Georg e del suo capò?
- come mai questa passione per la Leopolda?
- ...

lunedì, gennaio 15, 2007

Tesori

Se in un posto come questo capita di vedere questo, sicuramente si tratta di una scoperta molto felice.

Due i "momenti" messi in scena.
Una prima parte dedicata a grida che annunciavano brevi danze capaci di rappresentare attimi della vita contemporanea con simpatia e profondità.
Il secondo numero ha visto due ballerini ( i fondatori della compagnia) mettere in scena una danza molto poetica e carica di allegria, dove la musica accompagnava attori e spettatori in un viaggio surreale ricco di sorrisi.

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Ieri pomeriggio dopo un pranzo infinito e sostanzioso, abbiamo seguito L. nella casa di un vecchio zio ormai morto che deve essere liberata perchè venduta ad un gruppo che ricaverà 20 abitazioni nel giardino della villa.
La casa è molto bella, un esempio interessante di architettura degli anni 50/60.
Grandi vetrate e spazi ampi; un giardino con pini e alberi altissimi la circonda.
Io, Eu e L. ci siamo avventurati nella ricerca di tesori nascosti ed abbiam trovato un originale carillon, un'inquietante pelle di leopardo imbalsamata (con tanto di testa e denti del povero animale attaccati) ed una cassaforte pesantissima.
Muovermi all'interno di uno spazio "vissuto" ed ora abbandonato e svuotato mi ha dato un leggero senso di malinconia, quasi che gli spiriti di un passato non lontanissimo dicessero di prestare cura e attenzione ai ricordi e alla memoria custoditi nella casa.
La cassaforte per ora è ancora chiusa. Abbiamo scoperto che dietro un finto fregio è presente il meccanismo per aprirla ma ci manca la chiave.
Speriamo in bene.

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Ieri sera (verso le 22) abbiamo invece fatto una capatina alla Triennale Bovisa.
Ricordavo un trafiletto di quella buzzicona di Lina Sotis che vedeva in questo spazio la rinascita di Milano... io sinceramente son rimasto abbastanza perplesso.
Parcheggio inesistente in una zona che, checchè se ne dica, non è facilmente raggiungibile, soprattutto la sera.
Cortile buio e illuminato solo da faccione di Ermanno Olmi che parla da un gigantesco video proiettato sulla parete esterna del locale.
A parte i 6 visitatori alla ricca mostra di Hans Hartung (finalmente in uno spazio espositivo come si deve, dove si possono vedere opere senza problemi di luci, spazi, etc. Nota negativa: il rumore assordante dell'impianto di areazione che copre la musica filodiffusa e fa nascere una terribile cefalea), la nuova sede della cultura milanese era deserta. I nostri biglietti sono stati gli ultimi della giornata, ed il numero progressivo era fermo a 160: numerino ino - ino per una domenica.
Il book shop propone titoli da libreria di quartiere, il ristorante in realtà è un bar con prodotti che, dato lo scarso numero di visitatori erano in fase di deperimento avanzato.

Vedremo gli sviluppi, per ora nulla di nuovo sembra emergere.

sabato, gennaio 13, 2007

Angioletti

Ieri sera son uscito con Lenin dopo molto tempo che non ci si vedeva.
Verso mezzanotte già ci si saluta.
Dopo esser rientrato da pochi minuti suona il telefono, è Lenin.

"LaO, se non sei ancora a letto puoi venire a casa mia che c'è un'emergenza?"
"E' successo qualcosa alle bambine?"
"Si, vieni se puoi, grazie".
"Metto la giaca e in due minuti son da te".

Per andar da lui devo fare 100 metri a piedi.
Arrivo e lo trovo disperato attaccato alla finestra della casa che da sulla strada ad urlare.
"Che c'è?"chiedo.
"Le bambine si sono chiuse in casa ed hanno lasciato la chiave nella porta, ora non posso entrare e non rispondono alle mie chiamate"
"Ma Monica?" (la moglie, n.d.r.).
"Non c'è, è a Milano"
"E che kazzo, sei uscito lasciandole sole in casa?"
"Si..."
"Vabbè, pensiamoci dopo, adesso svegliamole inq ualche modo...."

Il seguito sono stati 3 quarti d'ora di squilli, grida, pugni alle porte ed alle finestre, vicini accorsi a vedere, telefonate, etc.
Quando ci si era decisi di sfondare la porta in attesa di scoprire chissà quale tragedia, si sente la piccola voce di Debby (la minore delle bambine) dire "Ma papà, smettila di urlare che mi svegli ed entra in casa...".

Credo che tutte le persone accorse avrebbero volentieri strozzato i piccoli pargoli dormienti come ghiri a dicembre, ma solo dopo aver strozzato il loro padre :)

giovedì, gennaio 11, 2007

I'm your slave

Chiedo perdono a Dio, ad Allah, a Buddha, a Shiva, a tutti gli dei di questo mondo, ma ho peccato!
Sì, ho peccato, io che dicevo che nn l'avrei mai fatto!

Sarà che la prima volta Eu era lontano e la lontananza crea tentazioni.
Sarà che appena ne ho avvertito la sua presenza non ho saputo resistere.
Sarà che comunque ha fascino.
Sarà che non c'è voluto molto a dire si.
Sarà che mi son lasciato andare in fretta.
Sarà che il buio e la macchina creavano l'atmosfera adatta.
Sarà che m'è piaciuto.
Sarà ...

Ma da quando ho sentito la nuova canzone di Tiziano Ferro non faccio altro che cantarla...
Proprio Tiziano Ferro: quello delle parole incomprensibili, degli ansimi da parto, dei capelli fermi agli anni novanta, etc.

Perdonami, "eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38).

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Ricorderò e comunque anche se non vorrai
Ti sposerò perché non te l' ho detto mai
Come fa male cercare , trovarti poco dopo
E nell' ansia che ti perdo ti scatterò una foto…
Ti scatterò una foto…
Ricorderò e comunque e so che non vorrai
Ti chiamerò perché tanto non risponderai
Come fa ridere adesso pensarti come a un gioco
E capendo che ti ho perso
Ti scatto un' altra foto
Perché piccola potresti andartene dalle mie mani
Ed i giorni da prima lontani saranno anni
E ti scorderai di me
Quando piove i profili e le case ricordano te
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te
Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
E riconobbi il tuo sguardo in quello di un passante
Ma pure avendoti qui ti sentirei distante
Cosa può significare sentirsi piccolo
Quando sei il più grande sogno il più grande incubo
Siamo figli di mondi diversi una sola memoria
Che cancella e disegna distratta la stessa storia
E ti scorderai di me
Quando piove i profili e le case ricordano te
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te
Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
Non basta più il ricordo
Ora voglio il tuo ritorno…
E sarà bellissimo
Perché gioia e dolore han lo stesso sapore
Lo stesso sapore con te
Io Vorrei soltanto che la notte ora velocemente andasse
E tutto ciò che hai di me di colpo non tornasse
E voglio amore e tutte le attenzioni che sai dare
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire
E voglio indifferenza semmai mi vorrai ferire….

mercoledì, gennaio 10, 2007

Poltrone

L'arte, la magia, la religione, l'amore o la scienza?
Quale tra questi deve essere il principio su cui basare la formazione di Berta?
Ne discutono i protagonisti de "Il padre" di August Strindberg, in scena da ieri a Milano.

L'opera si sofferma in particolare sul confronto/scontro tra il padre e la madre della fanciulla, nel quale la donna, pur di sottrarre la figlia al destino segnatole dal marito: capitano dell'esercito e studioso del cielo, insinua nella mente del consorte il dubbio che Berta possa essere nata dalla sua unione con un altro uomo.
Da questo momento nella mente del capitano si farà strada la follia, che lo porterà a regredire ad uno stadio infantile, nel quale si sgretoleranno tutti i principi che avevano retto la sua esistenza.

Testo datato, nel senso che sono evidenti i temi forti del periodo storico in cui è nato (psicologia, nichilismo, crisi della società borghese, etc.), ben interpretato dagli attori, ma uno spettacolo molto classico e lungo.
Tutto sommato comunque mi è piaciuto, la storia coinvolge e le idee scenografiche sono intriganti.

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Piccola nota a margine: il pubblico.

I nostri posti erano in settima fila laterale.

In sesta fila accadeva di tutto: vecchie che sbagliavano la poltrona, giganti che cercavano di non impallare la visione alle retroguardie, fino a due tipi (lui e lei molto originali nell'abbigliamento, accento meridionale, sui 50 anni, che hanno continuato a ciacolare per tutto lo spettacolo e sono usciti senza applaudire nonostante si sentissero i loro commenti positivi) che hanno piegato i cappotti e se li sono posizionati sotto il sedere ("cussì teniamo una visione migghiore") diventando simili all'Empire State Building.

In ottava fila, oltre ad un bonazzo ventenne molto pisellabile, due vecchine appena sfornate dal parrucchiere che, con un tono simile ad un venditore di alici al mercato di Pachino, si sono lamentate per:
- la messa in scena dell'Aida di Zeffirelli "ma cosa vorrà fare quell'ottantenne? troppo divesco il suo stile";
- la postura di Eu "scusi signore, non potrebbe sedersi correttamente, altrimenti io non riesco a vedere la scena se lei mi sta davanti";
- lo spettacolo che stavano vedendo "troppo datato, un testo noioso, io voglio qualcosa che mi stupisca a teatro, meglio i testi contemporanei dei giovani";
- la gente in sala "nessun rispetto ormai per il luogo in cui siamo".

In settima fila, posto 22 (vicino al mio) una signorotta meravigliosa.
Elegantissima settantacinquenne simile a Frida Kalho, capelli neri raccolti in uno chignon, rossetto impeccabile, occhi scurissimi, rimmel ed ombretto, cappotto cammello, abito da sera, gioielli importanti ma non vistosissimi.
Ovviamente non ho resistito e, nonostante le facciacce di Eu, ho cominciato a discutere con la donna.
Teatro, arte e nipotini sono stati gli argomenti trattati con molta vitalità da parte sua.
Dopo due nanosecondi ne ero innamorato.
Dovremmo ritrovarci a vedere Goldoni ed Aristofane, sperem :)
Dite che devo organizzarmi per un'uscita pomeridiana con lei ? (Eu permettendo).

martedì, gennaio 09, 2007

Primedonne

"Avvisiamo i gentili spettatori che tra poco andrà in onda l'incontro Pollastrini-Bindi, valido per la classificazione nella categoria pesi demenza.
Arbito: sua orribilità la papessa Giovanna.
Considerato il contenuto vomitevole del programma consigliamo la visione al solo pubblico sordocieco".

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Ringrazio Sonia per aver mostrato cosa la Svizzera riesce a deliberare.
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I still don't know what I was waiting for
And my time was running wild
A million dead-end streets
Every time I thought I'd got it made
It seemed the taste was not so sweet
So I turned myself to face me
But I've never caught a glimpse
Of how the others must see the faker
I'm much too fast to take that test

(Changes - D. Bowie)

lunedì, gennaio 08, 2007

Blogs Event Point

Dal blog nascono anche conoscenze ed occasioni per veder cose nuove.

Mi capita spesso di dare un'occhiata a Samuelalieno perchè trovo buffe alcune sue creazioni e mi piace "leggere" i suoi video.

Sabato sera alla libreria Babele c'è stata l'inaugurazione di una sua idea.

Curiosa la messa in scena (chiamiamola così), molta la gente accorsa.
Samuel poi è simpatico, con la coroncina sguazzava tra i presenti portando loro bicchieri di bevande etc.

C'è stato tempo pure per un saluto veloce: qualche parola tra la "folla".

Se vi capita di passare dalla libreria fatevi incantare dai barattoli di pozioni per l'eterna giovinezza, sicuramente vi faranno sorridere.

venerdì, gennaio 05, 2007

Figli delle stelle

Da più parti mi è stato detto che questo spazio nel periodo natalizio è diventato troppo leggero (ma era mai stato pesante?).
Beh, son le vacanze :)

Continuo di leggerezza in leggerezza a riportare pagine del mio diario.

Ieri sera con m. e oki siam andati a recuperare il regalo di compleanno per un amico (purtroppo non qui, i miei accompagnatori non volevano), poi ne abbiam approfittato per un giro il libreria e aperitivo.

Passando in macchina nei pressi della Triennale, m. ha notato che la zona della Fossa è stata transennata per dei lavori, quindi proposto una visita/pellegrinaggio nel luogo proibito.

Come Caronte ho traghettato i due compagni di viaggio nel boschetto (che ormai non esiste più) e osservato.

La passeggiata non molto solitaria nella radura (eravamo in tre in fila indiana, nonostante proponessi che, come antropologi, dovevamo muoverci in solitaria) ha rivelato le solite conoscenze:
- vecchi che elemosinano palpatine,
- extracomunitari in vena di guadagni facili che strabuzzavano gli occhietti come Shirley Temple,
- giovani che rollavano,
- checche isteriche,
- neo Madamme Royale (film imperdibile!) in procinto di urlare: "Assasin! Assasin!".

Non mi è sembrato il caso di intrattenerci in discussioni di gruppo, anche perchè la situazione era poco propizia per improvvisare situazioni come nel divano della Carrà a Pronto Raffaella.

Pochi minuti, abbastanza per il solito sorriso che a prima vista nasce e l'immensa tristezza che in seguito cresce, poi ci siamo allontanati.

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Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.

giovedì, gennaio 04, 2007

Sentenze

Qualche sera fa a casa di mamma guardavamo una replica di "Very Victoria".
Ospite Amanda Lear.

Domanda della Vicky: "Amanda, perchè sei diventata un'icona gay?"
Risposta dell'Amanda: "Mah, sai i gay hanno così tanta voglia di divertirsi, sempre in discoteca (etc) ....."

Mamma: "In effetti non ha tutti i torti..."
Io: "???" - Cercavo di rimanere in silenzio perchè non sapevo cosa poteva emergere dal confronto con l'alma mater.
Mamma: "Siete sempre in giro come vagabondi per locali e discoteche e non la finite mai di cantare".

Ho soffocato un'esplosione di riso.
Contestualmente mi son immaginato mammà, con i suoi 64 anni, passare le serate al Borgo o al Glitter.
Non potevo che continuare a ridere.

mercoledì, gennaio 03, 2007

I cavoli propri mai

Sappiamo che Eu è lontano.
A saperlo però non sono solo i miei 4 lettori, bensì anche i vicini di casa, amici, conoscenti, barista del mattino, etc. etc. etc.

Allora perchè la prima cosa che questa gente fa quando mi vede è chiedere: "Eu come sta? Sicuramente si starà divertendo, no?".
Oppure "Quando torna?".
La frase migliore spetta ad Alice servendo il caffè l'altro giorno: "Eu sta bene? Vai da lui a capodanno? Salutamelo quando lo vedi".

Ma cazzo, un pò di lucidità mentale, già sto male di mio, se in più aggiungono le idiozie più estreme...

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Catarí', Catarí'...
pecché mm''e ddice sti pparole amare?!
Pecché mme parle e 'o core mme turmiente Catarí'?!
Nun te scurdá ca t'aggio dato 'o core, Catarí'...
Nun te scurdá...
Catarí'...
Catarí', che vène a dicere
stu pparlá ca mme dá spáseme?
Tu nun ce pienze a stu dulore mio?!
Tu nun ce pienze, tu nun te ne cure...

Core, core 'ngrato...
T'hê pigliato 'a vita mia!
Tutto è passato...
e nun ce pienze cchiù

martedì, gennaio 02, 2007

Festaaaaa

Primo gennaio 2007, ore 3.15/30, piazza Rimembranze.

Io, solo, passo a piedi vicino ad una panchina.
Dal lato opposto arrivano due ragazzini, diciassettenni circa.
Uno di loro si accascia sulla panchina.
L'altro inizia a dire: "Svegliati, svegliati...".

Guardo...

"E' successo qualcosa?" chiedo.
"Non so, non respira, non si muove".
"Che avete fatto?"
"Ha bevuto..."
"Altro?, Avete preso qualcosa?"
"No, no, solo bevuto, lui..." (in effetti l'altro ragazzetto sembra sobrio e "presente").
"Da quanto tempo sta male?"
"Non so, un pò..."
"Credo sia il caso di chiamare l'ambulanza"
"Ma come? I suoi?"
"Senti ciccio, credo sia meglio chiamare i suoi e dire che è vivo in qualche ospedale che morto su una panchina del parco".

Il fichetto chiama l'ospedale, io cerco di coprire lo svenuto con il giubbetto, dato che è con una magliettina a mezze maniche al gelo.
Resto a fare compagnia come una crocerossina.

Dopo 30 minuti a cercare di sollevare il morale del compagno sempre angosciato e a scuotere il ragazzo svenuto che non dava segni di ripresa arriva l'ambulanza.
Tutti e due salgono.

Altro non so.