Una conversazione con sua
perochanità ieri mattina e una
musica in sottofondo al bar ieri sera, mi hanno riportato alla memoria un episodio della mia vita dal quale si capisce molto del mio futuro.
Da quando avevo 5 anni, e per diverso tempo, ho sempre passato i mesi estivi al mare con degli zii (che in realtà zii non erano). Una parte del periodo a San Vincenzo in Toscana (la Toscana "bassa" di 25 anni fa, ancora un poco selvaggia, che faceva tanto radical chic di sinistra), e una parte a Imperia in Liguria (nella zona vecchia della città, su una collinetta che profumava di focaccia e fiori di zucca fritti).
Erano classiche vacanze da milanesi ormai quasi in pensione, che passavano il periodo giugno-settembre nelle seconde case.
Per me però quell'esperienza contava molto, anche perchè raggiungevo da solo le diverse mete.
Mamma mi ficcava su di un torpedone con la mia valigetta, affidandomi al conducente, il quale mi scortava per ore lungo la pianura e gli Appennini fino alle spiagge dorate.
Un viaggio per me magico, che assaporavo leggendo Topolino e l'Almanacco di Paperino, Alice e le avventure di Fogg in giro per il mondo.
(Credo che se oggi un genitore "abbandonasse" in questo modo un bimbo, sarebbe condannato dal primo giudice che passa per la via, mentre a quei tempi tutto era normale e nessuno badava...).
L'episodio tornatomi alla mente è legato alla zia Rosalia (padana, nonostante il nome).
Zia Rosalia prendeva il sole in topless sulla terrazza in Toscana e cantava sempre, io invece giocavo a cucinar improponibili pranzi a base di conchiglie e sabbia per le bambole di casa.
Un anno una nuova canzone riempiva l'aria: "Alghero".
La zia, con le tette al vento, sopperiva al crac crac della puntina del giradischi con la sua vocina, e si lanciava in strani acuti su Algeroooooooooooooo e stranieroooooooooooooooooo che facevano accapponare la pelle.
Il marito (lo zio Franco, ormai morto) la sgridava, dicendole che non poteva rovinarci le vacanze con quelle storpiature della grande Giuni.
Al che, la Rosa(lia) trovò la soluzione.
"Lauro" mi disse un giorno di sole e di caldo mentre scendevamo la scogliera a Baratti, "tu farai il coro: io, sulle parole Alghero e straniero, starò zitta e tu subentrerai nella canzone".
Beh, diventammo inseparabili, e ogni giorno, per l'ora in cui lo zio tornava dalla panetteria, organizzavamo nuovi spettacoli.
Il top lo raggiungemmo un mattino, con lei sempre con le tette al vento e avvolta in un pareo marocchino, seguita da me canterino con in mano una scatola di cartone di pasta Barilla trasformata in maracas.
---
Se c'è un veleno morirò
ma sarà dolce accanto a te
perchè l'amore che non c'era
adesso c'è
- Antoine -