E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

giovedì, novembre 22, 2007

Del perchè il teatro è meglio del Nytlon

Potrei inquadrare in questo modo l'esperienza di ieri sera.

Il cartellone prevedeva "Tre sorelle" di Cechov, durata 3 ore e mezza.
Nessuno spavento da parte mia, adoro la letteratura ed il teatro russi, e 3 ore, se ben recitate, potevan esser l'occasione per approfondire un autore che adoro.
Eu invece qualche timore l'aveva già manifestato a mia mamma venerdì scorso durante la visione di "Maria Stuart" (gran spettacolo!).

Mi son preparato alla visione recuperando alcune recensioni che descrivevano l'opera come uno "spettacolo che non deve perdere chi ama il teatro come arte".
A dire il vero alcuni critici registravano una certa lentezza nella narrazione, ma la davo per scontata.

Ieri sera inizio alle 20.30.
Una voce fuori campo avverte che una delle protagoniste: la sorella Olga, ha avuto un improvviso calo di voce, quindi userà un microfono e questo potrebbe dare dei problemi all'ascolto.
Sala non pienissima ma quasi tutte le file son occupate (compresa balconata).
Noi abbiamo ottimi posti centrali in decima fila, la mia vicina è una signora radical chic sui 65 anni, dietro un gruppo di punk e un inglese figadotato niente male.
Scena splendida: un grande tavolo che viene apparecchiato e sparecchiato dalla vecchia serva.
Attrici brave.
Attori altrettanto bravi.
Testo eccezionale.
Ma...
Un funerale sembrerebbe più felice, una lezione della vecchia Rai Nettuno un'opera più movimentata.
Inizio un lieve chiarimento col consorte che vuole andarsene alla fine del primo atto (dopo 1 ora e 45 minuti).
Io, sebbene ogni tanto mostro qualche cedimento, voglio rimanere.
La scena in platea si anima col nostro litigio, che quanto meno arieggia uno spettacolo piuttosto soporifero.
La signora vicino a noi sorride.

Fine primo atto: il pubblico si dimezza.
Che fare?
Decidiamo di restare, anche se si concorda che se il consorte si dovesse addormentare: nessun problema, ma se io mi addrmentassi: si smontano le tende.
Io inizio a ciacolare con la vicina, che è stata abbandonata dall'amica e si dimostra molto simpatica: apprezza la messa in scena, dice che è piena di spirito cechoviano, anche se nota una lentezza forse troppo marcata.

La seconda parte scivola piano piano verso un finale recitato con grande maestria, portando l'opera ad un climax che è valso l'attesa sulla poltrona scomoda (ma vi assicuro, anche per me è stata dura).

Cechov si rivela come sempre immenso.
Il freddo russo e il suo popolo altrettanto.
I registi italiani un pò meno.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sorvoliamo sul fatto che, ovviamente, l'autore del post durante il secondo atto si è addormentato 3 volte ed appena io ho accennato a chiudere gli occhi si è rischiata la terza guerra mondiale.
Ho trovato la messa in scena priva di alcuna vis, di una lentezza esasperante che non aveva alcun fine o che almeno io non ho colto. La tensione che secondo me il testo voleva trasmettere era inesistente, tutto lo spettacolo sembrava un encefalogramma piatto.


Eu

1:15 PM, novembre 22, 2007

 
Anonymous Anonimo said...

Non hai colto esattamente.... Lao ha chiuso tre volte per concentrarsi. Fidati.
Un abbraccio ad entrambi.
Rosvelliano.

5:00 PM, novembre 22, 2007

 
Anonymous Anonimo said...

scusate l'errore:
... Lao ha chiuso gli occhi tre volte per concentrarsi.
Rosvelliano.

5:02 PM, novembre 22, 2007

 
Blogger laollo said...

@ eu
abbiamo capito le tue reazioni!

@ rosvelliano
hai intuito il perchè dei miei mancamenti :)

4:44 PM, novembre 23, 2007

 

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