E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

martedì, marzo 11, 2008

Il bambino le sussultò nel grembo

Per l'angolo "Una voce dalla latrina" intervistiamo oggi Giorgio Armani.

Buongiorno Giorgio, si accomodi pure.

Lei ha iniziato la sua carriera di sarto negli anni sessanta per Cerruti, dopo un passato in Rinascente e senza avere una specifica formazione nel campo. Secondo lei, oggi, anche un commesso che promuove Paco Raban al supermercato e si sfronda le sopraciglia come un boscaiolo taglia le siepi potrebbe diventare un maestro nella moda?
Se il ragazzino riuscisse non solo a promuovere le boccette di profumo, ma anche il suo culo a qualche vecchia sarta, sicuramente si.

Maestro, un giorno disse che la sua moda non è una moda per ricchi, ma per tutti, anche per i figli degli operai. Possiamo quindi dire che: "la classe operaia va all'emporio"? Il suo?
Vede, trovo antistorico il concetto di operaio. Nella società contemporanea siamo tutti self made man, anche quando moriamo nelle cisterne o negli altoforni, poichè tutto dipende da nostre sviste o disattenzioni. Secondo quest'ottica, la mia moda è una moda di strada, che si autocompone sul corpo dell'uomo o della donna che decidono di vestire Armani. Per questo le mie creazioni sono concetti che tutti possono comprare, basta rinunciare alle cose supreflue, al cibo ad esempio.

Giorgio, abbiamo toccato il tema del lavoro. Tutti sanno che i suoi abiti son confezionati in Asia. Che attenzione rivolge alla piaga, tanto diffusa in quelle regioni, dei bambini lavoratori e della tutela degli operai?
Non ho mai avuto la fortuna di esser padre, pertanto non saprei distinguere un bambino da un adulto. Quando visito le mie fabbriche in India, Cina, etc. tratto i miei dipendenti allo stesso modo, concedendo loro di liberarsi qualche secondo dalle catene per salutarmi.

Un'ultima domanda. Nelle sue campagne pubblicitarie, si vedono sempre ragazzi molto carini, dal fisico scolpito e dai volti affascinanti. Cosa si sente di dire a coloro che non sono come i suoi modelli? E' anche per loro la sua moda?
Il mondo contemporaneo richiede bellezza e decisione. La mediocrità e l'orrido non hanno più spazio. La mia moda deve risaltare nel bello, non tollera l'orrore delle creature informi. Non riesco a rispondere ad una domanda simile, non ho mai considerato la possibilità che un mio abito possa esser indossato da un menomato fisicamente, dove vivo non se ne vedono.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Non l'ho capita

11:36 AM, marzo 12, 2008

 
Anonymous Anonimo said...

Io invece l'ho capita, eccome!

Ho visto qualche giorno fa la sua ultima sfilata su fashiontv, quel "basta rinunciare alle cose superflue, il cibo ad esempio" è azzeccatissimo.

6:36 PM, marzo 13, 2008

 

Posta un commento

<< Home