E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

lunedì, maggio 08, 2006

Perchè non una donna?



Ogni 7 anni il suo nome viene fuori, ma perchè nn fidarsi una volta?

Resta sicuramente la più importante ed autorevole figura della "vecchia" Repubblica, e senz'altro una donna che ha ancora molto da insegnare a tutti.

Tina Anselmi, Castelfranco Veneto, 1927. Staffetta della brigata autonoma "G.Battisti" e del Comando Regionale del Corpo Volontari della Libertà. Prima donna ministro in Italia, sottosegretaria al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, ministro del Lavoro e della Sanità, ha presieduto la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2.

La mia attività di partigiana era ignorata dalla mia famiglia, guai a parlarne, per non mettere a repentaglio la famiglia e me stessa. Sono entrata nella Resistenza quando a Bassano i fascisti hanno costretto noi scolari a vedere impiccati in un viale della città 42 giovani tra cui il fratello della mia compagna di banco.(…) Non avevo neanche 17 anni, ero una ragazzina, passavo inosservata con la mia bicicletta, non immaginavano che nella valigetta potevo avere delle bombe o del tritolo. Una volta sono stata nascosta in un canale nel fango per più di un ora perché i tedeschi mi seguivano…se ti prendevano le torture erano terribili, soprattutto nei confronti delle donne”.

Da Interage.it
Tina, staffetta partigiana, cosa consiglia ad una ragazza del 2001?
Ad una ragazza del 2001 consiglio, chiedo che si assuma anche lei, come facemmo noi ragazze negli anni bui della guerra e negli anni della lotta per la pace e per la liberazione, la sua parte di responsabilità: esserci perché il futuro è nelle nostre mani, oggi. La società ha bisogno di ciascuno di noi, nessuno è inutile e la bellezza della democrazia, pur con i suoi inevitabili errori, consiste nella domanda che essa ci rivolge, di partecipare tutti a costruire il nostro Paese.