E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

mercoledì, marzo 28, 2007

E scendi giù dal ciel

Qualche tempo fa scrissi di un libro di Pamuk.

Torno sull'autore consigliando questo suo volume che ancora una volta mi ha stupito.

La scrittura di Pamuk mi sembra sempre elegante, semplice eppure capace di suggerire pensieri alti e riflessioni che interrogano il lettore su temi nevralgici quali l'integralismo religioso, l'occidentalizzazione del mondo, i diritti civili.

Nell'opera la neve è la protagonista che copre un villaggio turco, ispirando magia e allo stesso tempo odio e spargimento di sangue.
La poesia è l'altra protagonista della storia: colei che fa vivere alle persone, sfamandole nell'anima.
E poi ci sono i giovani, la polizia, il teatro, la fede, Allah, e tanti altri...

Leggetelo, a me è piaciuto assai.