E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

martedì, giugno 06, 2006

Farfalla sul mare


Eccomi in piena sindrome da Madama Butterly.
Nessun nuovo Pinkerton in arrivo (ci mancherebbe!), solo che stamattina m'ha preso questa angoscia d'abbandono-attesa.
Ok, la distanza nel mio caso non è Giappone - Stati Uniti, ma manca poco.
Anche quì navi e camin di fumo in agguato.

Ho sempre ripetuto all'infinito che non credevo nell'esistenza dell'amore.
Forse egoisticamente (per evitare di "coinvolgermi" troppo), forse perchè in questo modo avevo tutta (?) la libertà che volevo.
Poi uno sbatte contro un muro che non pensava assolutamente potesse esistere sul suo cammino e così rimane fregato.

A questo poi si aggiungon le partenze, i piccoli problemi di visibilità, le lontananze, la gente attorno...

Sinceramente trovo nella fragilità della relazione (per cause esogene) una fantastica molla energetica (endogena).
Almeno si riduce la banalità dello stare assieme.
Sapere che oggi si ha a disposizione un tesoro inestimabile e che domani tutto potrebbe scomparire porta a sperimentare tutto il bene possibile nell'immediato.
Questo non significa però dimenticarsi di qualsiasi prospettiva progettuale di lungo termine.

La capacità di saper costruire qualcosa deriva sia dalla forza dei sentimenti che dalla quotidianità della relazione, e soprattutto dalla voglia di guardare avanti, senza paura di trovare la parola FINE.
La fine è inevitabile in qualsiasi situazione umana: dalla vita all'amore.
Esserne consapevoli e, nonostante questo, essere coraggiosi e rischiare di giocare alla vita, è una prospettiva a cui non voglio rinunciare.

Ora però meglio rifugiarmi in Nino Rota e Gianni Boncompagni.

Parla più piano e nessuno sentirà,
il nostro amore lo viviamo io e te,
nessuno sa la verità,
neppure il cielo che ci guarda da lassù.

Insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.

Parla più piano e vieni più vicino a me,
voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà.

Insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.

Parla più piano e vieni più vicino a me,
voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

E che ti ha ispirato cotanti ragionamenti?
Però concordo... se la relazione si tinge di routine... mi stuferei... meglio affrontare gli imprevisti ;)

4:34 PM, giugno 07, 2006

 
Blogger laollo said...

chi mi ha ispirato?
beh...
il mio Pinkerton siciliano...
e ti giuro, con lui programmi statici son impossibili :)
per fortuna, altrimenti sarei scappato da un pezzo!

4:46 PM, giugno 07, 2006

 
Anonymous Anonimo said...

Brucia la luna n'cielu
E ju bruciu d'amuri
Focu ca si consuma
Comu lu me cori

L'anima chianci
Addulurata
Non si da paci
Ma cchi mala nuttata

Lu tempu passa
Ma non agghiorna
Non c'e mai suli
S'iddu non torna

Brucia la terra mia
E abbrucia lu me cori
Cchi siti d'acqua idda
E ju siti d'amuri

A ccu la cantu
A me canzuni
Si nun c'e nuddu
Ca s'a affacia
A lu barcuni

Brucia la luna n'cielu
E ju bruciu d'amuri
Focu ca si consuma
Comu lu me cori


Eu

3:46 PM, giugno 09, 2006

 

Posta un commento

<< Home