E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

mercoledì, settembre 20, 2006

Sempre allegri bisgogna stare

Apertura alla grande ieri della stagione teatrale al Piccolo, in cartellone lo spettacolo di Enzo Jannacci.

Teatro gremito, non una poltrona libera.
In platea signore e signori, ma anche moltissimi ragazzi (le balconate erano colme di liceali).
In seconda fila anche Cochi e Renato (salutati dal cantante con una battuta bellissima: "Quelli che vanno a Zelig perchè serve la pagnotta a fine giornata").

Applausi lunghi e convinti per un maestro che mescola in due ore di canzoni divertimento, tristezze, pensieri e riflessioni.

Una delizia per l'ascolto è il gruppo di musicisti, che accompagnano con nuovi arrangiamenti brani storici del cantante.

Pochi i posti disponibili per le prossime repliche, ma per chi può è un consiglio spassionato (esistono anche i last minute sul sito e gli ingressi da acquistare 5 minuti prima dell'inizio).

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Dal Corriere della Sera

Parole e musica, Jannacci racconta la sua Milano
Sul palco con il fedelissimo figlio Paolo: «Il teatro per me è una fumisteria, è entrare in un film, un po' vero e un po' surreale»
Enzo Jannacci prosegue con lo spettacolo «Teatro» il racconto della sua Milano, luogo privilegiato dal quale gettare uno sguardo sui vizi e le virtù dell’Italia di oggi. Con lui sul palcoscenico il figlio Paolo al pianoforte e fisarmonica, Daniele Moretto (tromba e flicorno), Sergio Farina (chitarra acustica), Ellade Bandini (batteria e percussioni), Marco Ricci (contrabbasso e violoncello). Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Filodrammatici. «Il teatro per me è una fumisteria, è entrare in un film, un po' vero e un po' surreale» spiega il cantautore. Il nuovo spettacolo di Jannacci è una ripresa e reinvenzione di quello che ha debuttato nmella scorsa stagione al Teatro Filodrammatici con il titolo, appunto, «Teatro».
Il mondo raccontato dal cantautore milanese, fatto di diseredati, senza tetto e poveracci, torna a popolare il palcoscenico, dando vita a un'emozionante magia teatrale, fatta di gesti, silenzi, parole e musiche. Ricordo e attualità si inseguono, si rincorrono, si sovrappongono, entrando in scena come allegorie visive. La satira più tagliente diventa denuncia di una società dove la voce del barbone solitario, con indosso le scarpe da tennis, è sovrastata da chi rivendica in città più campi da tennis, da golf e da polo. Una sezione ritmica (batteria, basso chitarra), il figlio Paolo al pianoforte e il suono malinconico di una tromba sono i compagni di viaggio di una voce inconfondibile del panorama artistico milanese e italiano, una voce che continua a sostenere fantasia, sentimento e pensiero come irrinunciabili diritti di tutti ed elementi fondamentali per dare un senso alla nostra vita.

2 Comments:

Blogger sonia said...

Jannacci ho sempre fatto fatica ad ascoltarlo...ma rimedierò! :o)

Un abbraccio!

1:15 AM, settembre 21, 2006

 
Blogger laollo said...

inizia con le canzoni allegre allora, poi se ti piacerà continuerai.

9:26 AM, settembre 21, 2006

 

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