E fuvvi un giorno che passò furiando, quel bieco fantasma della guerra; allora udissi un cozzar d'armi, un saettar di spade, un tempestar di carri e di corsieri, un grido di trionfo e un uluante urlo e colà ove fumò di sangue il campo di battaglia, un luttuoso campo santo levarsì, e un'elegia di preghiere, di pianti e di lamenti.

martedì, aprile 11, 2006

Spaghetti, mafia e mandolino


Era solo sabato scorso quando con E. sono andato a vedere questo documentario di Marco Amenta, dietro invito di P.

Sembra passato un secolo.
Il fantasma, che in quei giorni sembrava scomparso per sempre, oggi è tornato alla luce, è stato arrestato, ha finito di nascondersi.
Tradito da un "pizzino", uno di quei biglietti che racchiudevano messaggi cifrati per chissà chi e diretti chissà dove.
Un sistema di comunicazione che, quando è stato illustrato nel film, mi ha ricordato più i messaggi scambiati tra compagni di banco per passare informazioni durante i compiti in classe che uno strumento adatto ad un boss mafioso (o meglio AL boss mafioso).

43 anni (43!) nascosto, braccato (ma sarà stato veramente braccato?), fuori dal mondo, eppure al centro del mondo.
Attorno a lui la campagna di Corleone: paesotto piuttosto brutto da quanto si vedeva nel film.

Anche questo aspetto mi ha ricordato un gioco.
Come se don Bernardo giocasse come un bambino a guardie e ladri, solo che tutto era vero in questo caso.
Ma anche il gioco collettivo di coloro che proteggevano il suo nascondiglio: tutti impegnati a dire "Non vedo, non sento, non parlo".

Non mi resta che dire: "Evviva l'ingegno corleonese!", in grado di beffare l'Italia intera per mezzo secolo.
O forse era solo un gioco anche per gli italiani non vedere, non sentire, non parlare?

E perchè arrestarlo dopo il 10 aprile?

MISTERO!